Dora Marsden
(Marsden 5 marzo 1882 – Dumfries 1960)
Grazie a una borsa di studio, riesce a iscriversi all’Owens College dove conosce Christabel e Sylvia Pankhurst, fondatrici, insieme a Emmeline Pethick-Lawrence, del Women’s Social and Political Union (WSPU), e decide di unirsi nella lotta per il voto alle donne, organizzando insieme a loro manifestazioni e riunioni pubbliche per sensibilizzare le altre donne alla loro causa.
Durante una manifestazione, nel 1909, Dora viene arrestata insieme ad altre donne e condannata ad un mese di carcere, ma questo non la ferma dal portare avanti le sue idee, tanto che qualche mese dopo viene nuovamente arrestata e portata nel carcere di Manchester dove sconta altri due mesi di reclusione.
La sua indipendenza e la non accettazione delle regole del WSPU, ritenute troppo assolutiste e in mano a un piccolo gruppo di donne benestanti, portano Dora ad allontanarsi dal movimento suffraggista e a fondare, nel 1911, insieme a Mary Gawthorpe, con la quale sarà arresta in seguito ad una protesta per sollevare il problema dell’alimentazione forzata delle donne che lottano facendo lo sciopero della fame, la prima rivista “The Freewomen: A Feminist Review” che riporta nell’intestazione il termine femminismo e che è destinata a diventare ben pesto una rivista scomoda per gli argomenti che tratta. Crede nella collaborazione tra donne e tra uomini e donne e vuole che la rivista sia fatta da persone che si confrontano e collaborano tra di loro traendo spunto dai diversi punti di vista e opinioni. Per questa ragione sulla rivista trovano sempre spazio articoli riguardanti il lavoro femminile, l’amore libero, l’omosessualità, la contraccezione, senza mai dimenticare i temi artistici e letterari.
Nei suoi articoli scrive che bisogna rompere con il matrimonio perchè altro non è che un contratto commerciale, in quanto, come sostiene Rebecca West che scrive sulla rivista, l’uomo si assicura il diritto esclusivo sul corpo della donne e la donna lega l’uomo per la sua sussistenza futura. Dalle riflessioni su questo patto vergognoso, Dora inizia a scrivere sulla moralità, sostenendo che le donne sono sempre state incoraggiate a reprimere i propri sensi e le passioni ma che è arrivato il momento di rompere con queste forzature, di liberarsi finalmente e iniziare ad avere una propria indipendenza economica divenendo finalmente fautrici del proprio destino. Non tutti gli articoli che vengono pubblicati sulla ribvista sono accolti benevolmente, soprattutto perchè, come sostiene la stessa Dora, il problema non è tanto la libertà della donna della quale si scrive, quanto il rifiuto dell’idea che la sua vocazione naturale sia domestica e materna. Le polemiche più ardite sono fatte, secondo Dora, perchè si è cominciato a chiarire che la via d’uscita dal problema del sesso è attraverso l’incitamento all’ottenimento dell’indipendenza economica vista come lotta al capitalismo imperante. L’ultimo numero della rivista esce nell’autunno del 1912 e contiene un articolo di Dora nel quale spiega la ragione per cui non è più possibile continuare con la sua pubblicazione.
Dalle ceneri di “The Freewomen: A Feminist Review”, nasce nell’estate del 1913 “The New Freewomen”, una versione più radicale e anarchica della rivista che nell’autunno dello stesso anno cambia nome e diventa “The Egoist: An Individualist Review”, alla quale collaborano vari personaggi tra i quali Rebecca West, James Joyce, Harriett Shaw Weaver, alla quale Dora cede la direzione del giornale nel 1914, Ezra Pound che suggerisce il nome della rivista e che influenza, con la sua poesia colta e visionaria, i contenuti letterari della rivista.
Il pensiero di Dora viene influenzato dalle idee del filosofo tedesco Max Stirner, fautore del concetto di egoismo etico, e da quelle di Henri Bergson relative all’emancipazione del linguaggio, che portano Dora ad allontanarsi dall’idea di una società dove le donne sono libere, collaborano e si scambiano opinioni tra di loro, per passare a quella di una società individualista dove l’anarchia è l’unica soluzione possibile e dove l’uso della parola deve aderire perfettamente alla complessità, all’eterogeneità e alla molteplicità della vita reale senza adoperare un altro linguaggio ma semplicemente suggerendo un uso diverso da quello ordinario.
L’incontro fatto con Henrí Gaudier-Brzeska e con Ezra Pound, hanno avvicinato Dora all’avanguardia letteraria e artistica inglese e hanno fatto nascere in lei il desiderio di dedicarsi alla scrittura e in particolare alla stesura del manoscritto The Definition of the Godhead pubblicato nel dicembre 1928 dall’Egoist Press fondata dalla Weaver, e che rappresenta le sue riflessioni su filosofia, teologia, fisica, matematica, e Mysteries of Christianity uscito nel 1930 sempre per la Egoist Press. Copie di entrambi i volumi vengono spediti a diversi conoscenti tra i quali George Bernard Shaw e Bertrand Russel, dai quali riceve però solo commenti negativi. Questo insuccesso letterario, conduce Dora a un esaurimento nervoso, che si accentua dopo la morte della madre a cui lei è molto legata, e che la porta nel 1935 a un ricovero in un ospedale psichiatrico nel sud della Scozia, dove le viene diagnosticata una grave depressione e una profonda malinconia. Qui Dora trascorre il resto della sua vita circondata esclusivamente dai suoi libri e dagli studi che continua a portare avanti, fino a quando un attacco cardiaco non pone fine alla sua vita vissuta negli ultimi anni nella più completa solitudine e dimenticata da intellettuali e conoscenti, tranne Harriet Shaw Weaver che paga le spese ospedaliere e pubblica alcuni suoi scritti inediti nel 1955.