INGE SCHÖNTHAL
(Gottinga 24 novembre 1930 – Milano 20 settembre 2018)
Fotografa, fotoreporter, giornalista, grande appassionata di moda, arte e ogni forma di creatività, ma soprattutto editrice di una delle case più note: LA FELTRINELLI. Voglio iniziare questa storia con una frase di Inge che raccoglie tutto l’amore e la passione per i libri: «Il libro è tutto, è la vita. Io non potrei vivere senza libri, non posso dormire la sera senza un libro sotto il cuscino, perché ho iniziato a sei anni a leggere con una lampadina sotto le lenzuola. I miei genitori erano contrari. Come diceva Flaubert, i libri non ci sono per imparare, studiare, sono per la vita.»
Inge nasce ad Essen, in Germania, da padre ebreo e madre protestante. Ha nove anni quando scoppia la guerra e come tutte le persone che crescono durante un conflitto, abbandona subito la sua infanzia per iniziare a darsi da fare e non morire di fame. Il padre riesce a sfuggire alle deportazioni e su consiglio della moglie, Trudel, si trasferisce in America dove trova rifugio per non tornare più in Germania. Inge cresce con la mamma fino a quando quest’ultima non sposa un ufficiale tedesco che garantirà a entrambe stabilità e protezione. Con l’avanzare del conflitto aumentano anche le ristrettezze e Inge, sempre piena di idee, decide di andare a lavorare presso un famoso studio fotografico dove impara l’arte della fotografia, sviluppando migliaia di pellicole. Dopo due anni decide che è arrivato il momento di cambiare vita e parte per la Spagna, paese che ha sempre amato e che conserva ancora antiche usanze e tradizioni. Si inventa fotoreporter, documenta attraverso l’obiettivo luoghi e persone e riesce a imporsi in un mondo di uomini con un mestiere considerato poco femminile.
Nel 1952 Inge trascorre un lungo periodo a New York dove incontra per caso Greta Garbo ferma sotto un lampione in attesa di attraversare la strada. Inge coglie con il suo obiettivo questo momento e lo immortala. La foto verrà venduta a Life per cinquanta dollari e le aprirà le porte del giro che conta permettendole di farsi conoscere a livello internazionale. L’anno successivo, grazie alla sua dialettica e alla sua determinazione, riesce a farsi ospitare da Ernest Hemingway e dalla moglie Mary per qualche settimana. La sua intenzione è riuscire a intervistare lo scrittore, uomo schivo che non ama i giornalisti, ne tantomeno farsi fotografare. Cederà a un autoscatto di Inge che li ritrae su un peschereccio, Pilar, con in mano un Marlin. Di questa foto Inge dichiara i retroscena: «[…] Preparai la macchina fotografica con il flash controsole e l’autoscatto, naturalmente il povero pesce spada era morto da alcuni giorni»
L’intervista fatta a Hemingway e questa foto, sanciscono la sua qualità di fotoreporter e faranno decollare la carriera di Inge, tanto da essere inviata a fotografare anche altri artisti quali Pablo Picasso, Simone de Beauvoir, Marc Chagall, Elia Kazan, Edith Piaf, Jean Genet.
Nel 1958 Inge torna a New York e poi si reca ad Amburgo dove, grazie a una sua amica che in Germania aveva una casa editrice, inizia ad entrare in quegli ambienti artistici nei quali lei si muoverà con eleganza e intelligenza per tutta la sua vita.
Durante una di queste serate in cui si parla d’arte, Inge incontra Giangiacomo Feltrinelli. Lui è già un editore affermato, famoso soprattutto per aver pubblicato Il Dottor Zivago di Boris Pasternak che ha riscosso grande successo a livello internazionale. Giangiacomo si trova ad Amburgo di passaggio, si sta recando in Scandinavia con zaino e tenda per trascorrere un periodo di riflessione. Di questo momento Inge ricorderà che «[…] Era un uomo tutto particolare, molto complicato, molto difficile, molto tormentato, molto serio e alquanto asociale. Un outsider insomma». I due si innamorano subito e iniziano a viaggiare insieme in buona parte del mondo fino ad approdare a Città del Messico dove si sposano in un ufficio del comune in maniera semplice e privata. Tra i viaggi fatti c’è l’Avana, terra della quale Feltrinelli si innamora e che visiterà molte volte anche insieme ad Inge. Al ritorno a Milano Inge inizia a collaborare con la casa editrice e grazie alle sue qualità e conoscenze internazionali, riesce a renderla in poco tempo una meta ambita per molti scrittori di tutto il mondo.
Sono gli anni sessanta, periodo di grandi cambiamenti in casa Feltrinelli, che ormai si sono stabiliti in un’appartamento situato nello stesso stabile della biblioteca (oggi Fondazione Feltrinelli), e della foresteria da dove passava tutto il mondo letterario e artistico. Il 2 febbraio del 1962 nasce Carlo e oltre ai cambiamenti nella loro abitazione, la coppia inizia ad apportare modifiche anche alla linea editoriale della casa editrice iniziando a pubblicare autori all’avanguardia e audaci in un momento in cui, i libri iniziano a essere ritenuti “pericolosi” e considerati arma politica.
Nonostante la sua vita abbia preso altre strade, Inge non si è mai separata dalla sua macchina fotografica, una Rollei che l’accompagna da molti anni e che ha scattato le sue foto più famose. La porta con se anche quando si reca a Cuba con Giangiacomo e fotograferà Fidel Castro del quale Giangiacome sperava di poter scrivere la sua biografia. Questo viaggio però ha solo fatto crescere in Giangiacomo la sua passione politica tanto da spingerlo a partire per la Bolivia, stavolta senza Inge, per unirsi ai guerriglieri guidati da Che Guevara. Questa scelta rappresenta uno strappo nella relazione con Inge che si chiuderà in modo doloroso soprattutto per la scelta di Giangiacomo di farsi raggiungere da Sibilla Melega, ragazza di 20 anni più giovane di lui con la quale trascorrerà gli ultimi anni della sua vita.
Inge si rende conto che Giangiacomo si trova su una china senza ritorno e che questa sua scelta si ripercuoterà, oltre che sulla sua vita familiare – il loro matrimonio viene dichiarato ufficialmente chiuso e Inge si trova ad ospitare un rifugiato tedesco a cui Giangiacomo aveva offerto asilo – anche sulla casa editrice. Lei è sola con un bambino e deve prendere decisioni importanti. La situazione della casa editrice, dopo le dimissioni di Giangiacomo da tutte le cariche e la sua comunicazione di non reperibilità, sta precipitando e Inge si trova a fronteggiare banche che fanno pressione rendendosi conto che gli unici introiti derivano dalla librerie.
Nella vita di Inge intanto è arrivato Tomás Maldonado Bayley, artista teorico del designer e accademico italo-argentino, che da quando Giangiacomo si è dato alla macchia si occupa del piccolo Carlo, e con il quale trascorrerà tutti gli anni della sua vita sposandolo solo due anni prima della sua morte. Inge però resterà sempre connessa con Giangiacomo e quando riceve la lettera che le ha scritto, nella quale la invita a recarsi con Carlino – come lui chiamava in modo vezzeggiativo il figlio – in un bar di Lugano dove si sarebbero incontrati. Il 15 marzo 1972 si reca in questo caffè ma l’attesa è inutile: Giangiacomo è stato trovato cadavere da un contadino vicino a dei tralicci dell’alta tensione.
Con la sua morte la situazione della casa si complica ancora di più e Inge non ha una ricetta per fare di una casa editrice una casa editrice di successo. Deve fare scelte editoriali che non gradisce come eliminare collane che non hanno più ragione di essere o licenziare 25 dipendenti per mancanza di fondi. Si rende conto che la collaborazione è fondamentale ma che nell’editoria italiana manca la promozione dei libri che si stampano e che è arrivato il momento di far diventare le librerie luoghi di confronto e non solo di acquisto. La sua direzione continua seguendo quella data da Giangiacomo ma la promuove e rilancia a livello internazionale. In questo le sue conoscenze le tornano davvero utili, soprattutto nella scoperta di nuovi talenti come Gabriel Garcia Marquez di cui diventerà grande amica.
Continuerà a coltivare i salotti intellettuali e i ricevimenti pieni di libri e di personaggi fuori dal comune, nonché di artisti e intellettuali come i componenti del Gruppo 63 del quale faceva parte anche Edoardo Sanguinetti. Queste serate rappresentavano il momento perfetto per incontrare autori e altri editori con l’idea che la cultura doveva sempre stare al centro delle cose e quindi doveva essere presente anche in queste serate mondane.
Inge è stata Presidente della Feltrinelli per 22 anni ed è stata capace di accompagnare e dirigere una casa editrice che, nonostante le polemiche che l’hanno accompagnata, ha fatto e continua a fare la storia del nostro paese e a essere una delle case editrici indipendenti più influenti; ha avuto la capacità di far diventare internazionale un’editoria che era ancora locale, facendo conoscere all’estero autori italiani e portando in Italia importanti scrittori stranieri; ha avuto la lungimiranza di aprire oltre 100 librerie Feltrinelli che spesso sono stati trasformati in salotti culturali come quelli che lei frequentava insieme a Giangiacomo.
Per il suo impegno nella promozione della cultura, Inge ha ricevuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale ma anche internazionale: nel 1986 è stata nominata “Cavaliere dell’Ordine della Repubblica Italiana”; nel 1991 ha ricevuto la laurea honoris causa in Pedagogia dall’Università di Ferrara, come prima donna editrice; nel 1996 ha ricevuto l’onorificenza di Accademico di Brera; nel 1999 viene insignita della croce di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Federale di Germania; nel 2002 riceve il titolo di Commandeur dans l’Ordre des arts et des Lettres, da parte del Ministero della Cultura francese; nel 2004 riceve un’altra volta una laurea honoris causa, questa volta il Lingue e Letterature Straniere conferita dalla Libera Università di Lingue e Comunicazioni (IULM) di Milano; .nel 2006 viene insgnita del Premio per l’Editoria (Publishing Merit Award) per aver lasciato la sua impronta su libri e collane editoriali che hanno influenzato e influenzeranno le generazioni future; nel 2008 i Reali di Spagna nominano Inge Membro dell’Accademia Europea di Yuste (seggio “Clara Zatkin”) per essersi distinta per creatività e ricerca, migliorando con il suo lavoro la costruzione del patrimonio culturale; nel 2011 riceve in Germania la medaglia Carlo Magno per il contributo dato, attraverso i mezzi di comunicazione, al processo di unificazione e allo sviluppo dell’identità europea; sempre nel 2011 riceve la laurea honoris causa, dall’università Ruprecht-Karls di Heidelberg (Germania), per l’impegno dimostrato nella promozione della cultura italiana e del lavoro editoriale e per la sua sensibilità civile e politica; nel 2013 Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, conferisce a Inge il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e nel 2015 il nuovo Presidente Sergio Mattarella la insignisce del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito del Lavoro.
Inge, dopo una lunga malattia ha intrapreso il suo ultimo viaggio nel 2018, lasciando un vuoto editoriale che ancora non si colma. In suo onore, la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli e il Gruppo Feltrinelli, hanno istituito il Premio Inge Feltrinelli. Raccontare il mondo, difendere i diritti. Questo premio si rivolge alle donne e alle nuove generazioni e si propone di premiare tra linguaggi guardando alla difesa umani da tre diverse angolature: i diritti violati, che ospita inchieste e fotoreportage; i diritti in costruzione, con opere di fiction non-fiction; i diritti in pratica, con la proposta di idee per realizzare podcast d’inchiesta per le scuole secondarie.
Il messaggio che Inge ci ha lasciato, come riportato sul sito del Premio Inge Feltrinelli, è che: «[…] La cultura crea ponti e apre varchi; le parole e le immagini sono fatte per viaggiare, per mettere in comunicazione i punti più remoti del mondo. Raccontare storie è un modo di non arrendersi all’esistente, di stringere un impegno con il mondo ».