"La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza: è un'attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza" - Simone De Beauvoir
LUCÍA SÁNCHEZ SAORMIL

LUCÍA SÁNCHEZ SAORMIL

LUCÍA SÁNCHEZ SAORMIL

(Madrid 13 dicembre 1895 – Valencia 2 giugno 1970)

Anarchica e femminista, poeta, lesbica dichiarata, pioniera nelle rivendicazioni femminili e lesbiche, fondatrice del Movimento Mujeres Libres, ha pagato il suo coinvolgimento in molteplici lotte con l’esilio. Attraverso le sue frasi e il conseguente agire, ha cercato di coinvolgere le altre donne nella visione di un mondo e una vita diversi da quelle che avevano, caratterizzati da una presa di coscienza che partisse dalla necessita di alfabetizzarsi per poter decidere in autonomia e non dipendere da padri, fratelli, mariti. Vivere ed essere libere sono sempre state le sue parole d’ordine. É una di quelle donne coraggiose che sfidando il governo dittatoriale è riuscita a lasciarci, nonostante sia stata messa nel dimenticatoio, parole che sono di sorprendente attualità.

Lucía nasce in una famiglia proletaria e sin da piccola scopre le difficoltà della vita. I suoi genitori erano braccianti agricoli trasferiti nella capitale in cerca di condizioni di vita migliori. Suo padre era un repubblicano che aveva trovato lavoro nella compagnia telefonica di Madrid; la madre Gabriela muore durante un’epidemia di tubercolosi, lasciando Lucía ad occuparsi del padre e della sorellina più piccola Concepción dai quali non si separerà mai.

É una ragazza curiosa e ha un gran desiderio di acculturarsi; nonostante gli scarsi mezzi a disposizione Lucía legge, studia ma soprattutto scrive poesie. Frequenta il Centro de Hijos de Madrid, istituzione benefica che dava la possibilità alle fasce più indigenti della popolazione, con particolare attenzione alle donne, di ricevere un’ istruzione e una formazione adeguati.

Terminata la scuola, si iscrive all’Accademia di Belle Arti e poco dopo inizia a lavorare come telefonista nella stessa compagnia telefonica dove era impiegato anche suo padre Eugenio, constatando sin da subito il poco spazio d’azione che avevano le donne a partire dai luoghi di lavoro. Il settore della telefonia è un settore particolarmente duro, dove la maggior parte della manodopera è prestata da donne che devono sopportare orari gravosi, obblighi e regole che influenzano notevolmente la loro vita privata, come la clausola di nubilato, e soprattutto un settore dove il lavoro femminile è sottopagato. Sono queste ingiustizie alle quali Lucía assiste quotidianamente, che la avvicinano all’ambiente anarchico, e la troveranno a fianco delle rivendicazioni operaie.

L’anarchia però non è la sua unica passione. Continua a coltivare il suo interesse per la pittura e per la poesia nella quale critica spesso la condizione della donna che è d’inferiorità rispetto a quella dell’uomo, ma che altre volte carica di sensualità e passione quando parla del corpo femminile e dell’amore tra donne. Le sue poesie, ritenute trasgressive per la morale comune, vengono pubblicate su “Los Quijotes”, rivista letteraria madrilena del gruppo avanguardista, con lo pseudonimo di Luciano de San Saor. L’ambiente della rivista la avvicina al movimento d’Avanguardia spagnolo, fondato dal poeta Vicente Huidrobo dopo la prima guerra mondiale e noto come Ultraismo, nel quale confluirà insieme a parte della redazione della rivista. Con loro condivide la tendenza a usare nei componimenti poetici versi liberi, innovazioni metriche, immagini e simboli invece della forma e del contenuto come intesi tradizionalmente.

Lucía è l’unica donna dell’Ultraismo spagnolo ed è anche l’unica a frequentare i caffè letterari in compagnia di personaggi come il poeta e scrittore Rafael Cansinos Assens o Jorge Luis Borges. Le sue poesie sono sensuali, ambigue, piene d’amore e con una grande carica erotica quando parla di amore femminile, soffermandosi sulla descrizione dei corpi e sul turbamento che le suscitavano.

Non ha mai abbandonato la causa anarchica, anzi, adesso più che mai si vede impegnata nelle mobilitazioni che ci sono presso la compagnia telefonica dove lavora, a causa dell’assorbimento dell’azienda da parte della Compañia Telefónica Nacional de España a cui il dittatore Primo de Rivera aveva affidato la riorganizzazione del servizio telefonico spagnolo. Si fa prendere anima e corpo dalle lotte che segnano questa fase di modernizzazione assumendo posizioni sempre più nette riguardo al ruolo dei lavoratori e soprattutto delle donne anche all’interno del movimento anarchico.

La sua poesia si trasforma, si fa più rivoluzionaria, più rabbiosa e politicamente impegnata. Si rivolge soprattutto alle donne come nell’Inno delle donne libere dove scrive: «Pugno in alto donne del mondo / verso orizzonti pieni di luce / per strade infuocate / piedi per terra / fronte verso iò blu. / Affermando promesse di vita / sfidiamo la tradizione / modelliamo l’argilla calda / di ne un mondo nato / dal dolore. / Che il passato sprofondi nel nulla / cosa ci importa del ieri / chiediamo di scrivere / nuovamente la parola DONNA. / Avanti, donne del mondo / con il pugno alzato al cielo / per strade infuocate / Avanti, affrontate la luce.»

Il suo impegno nel movimento anarchico, in particolare nella Confederación Nacional de Trabajo (CNT), la allontana temporaneamente dalla poesia e la coinvolge sempre più nelle lotte operaie, fino a quando la compagnia non deciderà di trasferirla in un’altra sede a Valencia per poi arrivare al suo licenziamento. Lucía non si ferma, anzi; prende sempre parte alle manifestazioni, tiene conferenze e lezioni per i lavoratori che non hanno avuto la possibilità d’istruirsi, scrive per la stampa anarchica ed entra a far parte della redazione della rivista del CNT come unica donna in un collettivo composto da soli uomini.

Da tempo ha abbandonato il suo pseudonimo e i suoi articoli vengono pubblicati con la sua firma rischiando in prima persona per le cose che scrive e che hanno al centro la questione femminile e l’abbattimento del capitalismo attuabile solo se vi è equilibrio tra i sessi. Non bastava avere il diritto al voto: per trasformare la società era necessario sovvertire il pensiero comune e di stampo patriarcale che voleva le donne relegate in una inaccettabile posizione d’inferiorità, confinandole nell’ambito dei doveri familiari e soprattutto della maternità.

N. 1 Rivista Mujeres Libres

Come anarco- femminista auspica una iniziativa specifica e autonoma fatta dalle donne perché era giunto per loro il momento di conquistare la propria liberazione all’interno della famiglia, nei posti di lavoro, nel sindacato e in tutti gli ambiti dove la loro condizione di doppio sfruttamento era particolarmente evidente, essendo sottoposte allo sfruttamento del sistema capitalistico e a quello del sistema patriarcale. Le sue posizioni sono criticate però all’interno del movimento ma come sempre Lucía non si fa intimidire e insieme ad altre due anarchiche e femministe, Mercedes Comaposada e Amparo Poch y Gascon, la rivista Mujeres Libres, fatta da sole donne e rivolta alle altre donne, che diventa ben presto una vera e propria organizzazione anarchica e antifascista, un luogo d’incontro, di aggregazione politica e di discussione. Durerà solo tre anni, il tempo della guerra civile, ma la sua attività sarà particolarmente florida tanto da farla diventare la seconda organizzazione di donne più grande della Repubblica spagnola.

Senza mai dimenticare che le donne sono l’avanguardia della società futura, Mujeres Libres si schiera a fianco del Fronte repubblicano; presta aiuto ai combattenti e alle loro famiglie; si occupa dell’approvvigionamento e distribuzione dei viveri; organizza mense e asili per i bambini e corsi di alfabetizzazione per gli adulti.

Lucía dal canto suo contribuisce recandosi al fronte per scrivere sull’andamento della guerra; nelle fabbriche per parlare del nuovo assetto lavorativo e della sua nuova organizzazione; scriveva su altre riviste anarchiche e ricopre il ruolo di segretaria dell’organizzazione Solidaridad International Antifascista creata per dare sostegno, anche da altri paesi, alla Resistenza spagnola. Anche qui Lucía presta molta attenzione all’infanzia organizzando colonie per bambini e adolescenti, in particolare per i figli degli anarchici, in maniera da offrire loro un ambiente protetto dalla guerra.

Nonostante il grande lavoro che Mujeres Libres svolge, la sua esistenza non sarà facile a causa delle continue polemiche sollevate dall’anarchismo spagnolo, in particolare il CNT, che non riconosce l’organizzazione come forza autonoma del movimento anarchico. Paradossalmente si può dire che il periodo della Resistenza spagnola è stato il più prolifico per la rivoluzione delle donne che hanno maggiore autonomia di decisione e azione, riescono a esprimere pienamente il loro potenziale partecipando attivamente alla lotta antifascista anche come milizie imbracciando le armi e combattendo a fianco degli altri compagni.

Lucía continua a scrivere poesie di protesta e romanzi di propaganda, soprattutto sostiene con incredibile energia, la causa della maternità consapevole da parte delle donne che adesso avevano capito l’importanza di essere padrone di loro stesse e del proprio corpo, non solo donne che dovevano esplicare la loro funzione biologica di madri.

Siamo nel 1937, Lucía intanto è diventata capo redattrice della rivista “Umbral” nella sede di Valencia ed è proprio qui che conosce América Barroso (Mery) con la quale condividerà per tutta la vita l’amore, la passione politica e l’esilio.

Lucía, Emma Goldman e América Barroso

La disfatta della Repubblica spagnola nel 1939, costringe Lucía, América e il resto della famiglia a fuggire in Francia per sfuggire alla repressione franchista. Con América condivide tutto, dalla militanza clandestina per salvare i repubblicani spagnoli dai campi di concentramento francesi all’indomani dell’invasione nazista, alle persecuzioni della Milizia Francese istituita dal Governo di Vichy, fino al rientro forzato in Spagna durante la dittatura franchista.

Si stabiliscono dapprima a Madrid e poi a Valencia sotto falso nome. Condurranno una vita molto ritirata e fatta di privazioni, rischiando ogni momento di essere arrestate perché anarchiche, repubblicane e lesbiche. Ricordiamo che in quel periodo l’orientamento sessuale è considerato un reato e come tale sono previste pene che vanno dal carcere al manicomio al fine di rieducarli e correggere la loro devianza.

Tutta questa situazione è vissuta da Lucía come una sconfitta e la porta a isolarsi sempre più a causa anche di un cancro ai polmoni che le viene diagnosticato e che le renderà la vita un affanno. Le poesie che scrive in questo periodo non sono più cariche di passione e voglia di combattere come quelle di una volta. Adesso i suoi componimenti hanno una visione più intimista, caratterizzate dall’angoscia della sconfitta, dalla paura della malattia e soprattutto dell’imminente morte.

Lucía si spegnerà circondata dalla sua famiglia e quello che ci lascia sono i suoi articoli ma soprattutto un pensiero brillante e libero verso tutte le donne. Il suo non voler mai apparire, l’essere sempre in prima linea attivamente ma senza velleità, denotano una donna che nella lotta politica e nella vita ha sempre voluto affermare il valore dell’azione collettiva delle donne.

Sulla sua lapide América, riprendendo una sua poesia, farà incidere la seguente frase: «¿Es cierto que la esperanza está muerta?».