"La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza: è un'attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza" - Simone De Beauvoir
L’arte della scrittura e la sua evoluzione: dalle origini alla scrittura beneventana

L’arte della scrittura e la sua evoluzione: dalle origini alla scrittura beneventana

La scrittura rappresenta una delle conquiste più importanti della storia dell’umanità e la sua invenzione è avvenuta in maniera indipendente in varie parti del mondo evolvendosi nell’arco di migliaia di anni.

Circa 40.000 anni fa l’uomo ha iniziato a usare disegni, pitture e incisioni su rocce e pareti di caverne. La maniera più antica per eseguire quest’arte era disegnare con la punta delle dita; in seguito impiegarono anche fibre vegetali dalle quali ricavarono successivamente dei pennelli. I colori che usavano erano ricavati mescolando la terra con grassi animali e tinture vegetali, mentre i pigmenti primari (il rosso e il nero) si ottenevano dal ferro e dal magnesio. I dipinti raffiguravano prevalentemente animali, scene di caccia e tacche incise che si presume servissero per contare qualcosa come i giorni che passavano o gli animali catturati. Questa tecnica è giunta a noi come scrittura rupestre.

Più o meno 10.000 anni fa in Siria, grazie all’assimilazione dell’agricoltura, cresce la necessità di elaborare un sistema per annotare i prodotti agricoli che venivano utilizzati, oltre che per il consumo anche negli scambi commerciali. Vennero così inventati dei “gettoni”, pezzi di argilla di forme diverse con incisioni a seconda di ciò che rappresentavano (pecore, grano, anfore di olio, ecc.).

Tavoletta e busta – Scrittura cuneiforme

Questo sistema fu usato per diverso tempo e venne successivamente sostituito con un metodo che impiegava delle tavolette di argilla sulle quali si incidevano le forme dei gettoni e che rendevano più agevole la manovrabilità e l’archiviazione. Si pensò anche a un modo per semplificare ulteriormente le cose indicando con determinati segni i numeri e con dei disegni gli oggetti, e a un criterio per indicare anche i nomi delle persone che non potevano essere scritte né usando gli ideogrammi né i pittogrammi. Venne elaborato allora un sistema che utilizzasse parole monosillabiche e bisillabiche e che unite tra di loro formavano il nome della persona. L’incisione delle tavolette veniva fatta con dei bastoncini ricavati da legno, ossa, ecc. e che avevano la punta triangolare ma che, a causa dell’argilla fresca che si usava, rendeva irriconoscibili le figure. Questo tipo di scrittura fu chiamata cuneiforme perché era composta da segni che avevano l’aspetto di piccoli cunei e si diffuse in buona parte del Medio Oriente antico e tra comunità diverse. Tra i popoli che adottarono questa scrittura ci fu quello Greco che attraverso le colonie di Ischia e Cuma, insediatesi nell’VIII sec. a.c., esportarono in Italia la scrittura da cui poi nascerà in seguito l’alfabeto latino.

Esempio di scrittura geroglifica

La scrittura egiziana era caratterizzata da numerosi segni che identificavano le cose, le persone e gli esseri divini (logogrammi), da segni fonetici usati per esprimere concetti non rappresentabili usando le figure, da segni determinativi che venivano usati per chiarire concetti quando vi era un dubbio di interpretazione. Si stava per assistere alla creazione di un sistema misto nel quale ogni parola era costituita da tre parti: la prima composta da segni che rappresentavano suoni (fonogrammi) e che suggerivano la pronuncia della parola; la seconda formata da un pittogramma che designava gli oggetti; la terza da un determinativo che indicava sia l’ambito di cui si parlava che la fine della parola. La scrittura geroglifica fu utilizzata per circa 4.000 anni dandoci la possibilità di ammirare veri e propri esempi di arte tramite gli oggetti che sono stati ritrovati.

Nel periodo minoico si iniziò a usare un sistema di scrittura, lineare A, basato su segni sillabici che veniva usato prevalentemente per accompagnare le attività amministrative dei palazzi centrali o per decorare gioielli. Questo tipo di sistema fu soppiantato nel periodo minoico-miceneo (1.400 a.c. circa) dalla lineare B che i mercanti che commerciavano con le città fenice, avevano scoperto e che permetteva di rappresentare ogni singola consonante. Il nuovo sistema di scrittura venne adattato ai parlanti greci per mezzo di lettere che rappresentavano sia le vocali che le consonanti fino a diventare una scrittura alfabetica dove a ogni suono pronunciato corrispondeva un segno grafico.

Anche gli etruschi adottarono l’alfabeto greco adattandolo alla loro lingua come fecero anche i latini quando passò a loro ed esportato in tutte le regioni dell’impero romano. A partire dalla metà del I sec. a.c., la scrittura monolineare ereditata dai greci e che aveva le linee di pari spessore, lasciò spazio a un nuovo stile che utilizzava linee modulate dove lo spessore variava come nei moderni caratteri tipografici.

In epoca romana le lettere venivano dipinte su pietra, incise e poi ripassate con il pennello per farle risaltare ed è proprio dalle capitali romane dipinte a pennello che discendono le attuali lettere maiuscole. Nel tempo questo tipo di scrittura (corsiva romana) iniziò a subire delle modifiche fino a permettere l’arrotondamento di alcune lettere (scrittura onciale) e dar vita a un nuovo stile che prese il nome di “nuova corsiva romana” e che è l’antenata del nostro minuscolo.

Esempio di scrittura beneventana

L’evoluzione della lingua latina diede forma a diversi varianti regionali denominate scrittura visigota in Spagna, beneventana in Italia, merovingica in Francia e semionciale insulare nelle Isole Britanniche. In Italia il compito di trascrivere libri era affidato prevalentemente ai copisti che negli scriptorium (luoghi dove i monaci potevano copiare i libri), riscrivevano fedelmente il testo in forma di libri copertinati con pagine in pergamena.

L’appropriarsi del libro come simbolo teologico, aprì nuove strade alla decorazione dei libri che iniziarono a essere colorati con il rosso imperiale mentre per la scrittura vennero utilizzati inchiostri d’oro e argento. Pare che il primo libro scritto da una donna sia una raccolta di salmi che può essere fatta risalire alla Regina Ildegarda.

Alla fine del XI sec. ci fu un ritorno alle bibbie di grandi dimensioni che rappresentavano il vertice della produzione monastica e che rispecchiavano il modo in cui la chiesa tentava di fondare il proprio potere e i propri insegnamenti.

Dall’XI sec. in poi la scrittura cominciò a essere utilizzata nell’amministrazione di varie regioni e diffusa in quasi ogni centro abitato. Le prime università in Europa ebbero origine dalle scuole nate dalla riforma di papa Gregorio VII: quella di Bologna fu fondata nel 1088 ed era specializzata in legge; quella di Parigi nel 1119 mentre quella di Oxford risale al 1167. L’insegnamento era diviso in tre materie iniziali (trivio) che erano grammatica, logica e retorica, e in quattro aree di studio (quadrivio) che comprendevano aritmetica, geometria, musica, astronomia. Fu Gerberto di Aurillac (poi papa Silvestro II), prolifico studioso e conoscitore della cultura araba, che introdusse in Europa l’insegnamento dell’aritmetica e dell’astronomia e ripristinò l’uso dell’abaco e dell’astrolabio.