"La scrittura esige virtù scoraggianti, sforzi, pazienza: è un'attività solitaria in cui il pubblico esiste solo come speranza" - Simone De Beauvoir
Editoria e case editrici femminili: dalla Casa Editrice Treves alla Longanesi

Editoria e case editrici femminili: dalla Casa Editrice Treves alla Longanesi

Leggendo un libro di Marcella Serano Il giardino di Amelia sono rimasta affascinata dal rapporto che la protagonista ha con i libri. Mi sono resa conto che ci sono fili invisibili che uniscono, per ragioni svariate, le sfere interiori delle donne. Possono essere l’amicizia, la forza delle risate, l’amore, le paure, la solitudine, il senso dell’abbandono, la condivisione delle proprie passioni, delle loro debolezze. Ho iniziato così ad appassionarmi al mondo dell’editoria femminile e ho scoperto che alcune donne si sono occupate di editoria restando ancora sconosciute o note perché mogli o compagne di editori famosi.

Nell’affrontare il rapporto tra donne, identità di genere ed editoria ho pensato che fosse necessario tenere presenti, e allo stesso tempo mantenere legate, differenze e significati affini. Donne che hanno lavorato e/o collaborato nel mondo dell’editoria in maniera da invertire gli assetti e le regole partendo da una forte consapevolezza di genere: imprenditrici, editrici, redattrici che hanno preso parte alla nascita e allo sviluppo di un mercato ben definito e non neutro; scrittrici che hanno usufruito di questi cambiamenti, vedendo le proprie opere rilette alla luce di una consapevolezza tutta al femminile e riscoperte da un pubblico connotato in tal senso; lettrici che rappresentano una fetta consistente del mercato editoriale ma dei cui desideri e bisogni non sempre ci si è occupati.

Per scrivere questi pensieri mi sono avvalsa di una bibliografia non sempre al femminile perché mi sono resa conto, in fase di ricerca, che esiste davvero poco sul rapporto donne/letteratura/editoria. Ho iniziato rileggendo Una stanza tutta per sè di Virginia Woolf la quale invitata a una discussione nel primo capitolo scrive:

«[…] Il titolo “Donne e romanzo” può significare, e forse così lo avete inteso, le donne e come esse sono, oppure le donne e i romanzi che scrivono; o le donne e i romanzi su di loro; oppure può significare che in qualche modo tutte e tre le cose sono inestricabilmente legate e volete che io le consideri sotto questa luce. Ma quando ho iniziato a considerare l’argomento da quest’ultimo punto di vista, che sembrava il più interessante, mi sono ben presto accorta che lo accompagnava un fatale inconveniente. Potrei non essere mai in grado di arrivare a una conclusione. […] Mi sono sottratta al compito di giungere a una conclusione su queste due questioni – donne e romanzo rimangono, per quanto mi riguarda, problemi irrisolti.»

Nello scoprire il mondo dell’editoria ho riscontrato un’assenza di donne all’interno delle case editrici che pare venga colmata solo a partire dagli anni settanta, quando nel mercato editoriale italiano si afferma una nuova intesa tra scrittrici/editrici/lettrici volta a evidenziare l’importanza della letteratura femminile che fino ad allora non aveva avuto spazio, riscoprire e valorizzare autrici femministe e, soprattutto evidenziare e affermare la non neutralità della scrittura, dell’editoria e della lettura. Per capire meglio l’editoria femminile, ho deciso di approfondire meglio le mie conoscenze sul mondo dell’editoria italiana in generale, per capire quali sono le dinamiche che guidano questo settore e quanto la figura dell’editore sia importante nell’affermazione di una identità editoriale di una casa editrice.

Ho scoperto che ci sono stati editori che già nella seconda metà dell’Ottocento pubblicavano anche libri scritti da donne come la CASA EDITRICE TREVES, che prende il nome dal suo fondatore Emilio Treves, nata a Milano nel 1861, e che per oltre mezzo secolo rappresenterà un punto di riferimento sia per l’editoria che per la cultura italiana. La sua produzione è di ampio spettro e spazia da Verga a Tolstoj, da Dickens a Brönte. Rappresenta uno dei primi editori capace di coniugare editoria libraria ed editoria periodica attraverso la rivista da lui fondata, L’illustrazione Italiana, alla quale collaborano firme prestigiose come Grazia Deledda, Antonio Fogazzaro e lo stesso Verga, convinto che la scrittura giornalistica periodica possa sopperire alla mancanza di romanzieri. La Treves cesserà la sua attività a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1939. Continua invece la pubblicazione del periodico che viene assunta prima dalla Garzanti, poi dalla Guanda e attualmente dal gruppo Media Press.

Nei primi anni del Novecento la figura dell’editore inizia ad avere un ruolo da protagonista: è una persona capace di dare forte personalizzazione al progetto editoriale; si occupa dell’intero processo che va dalla scelta del testo alla vendita del prodotto finale; è in grado di imprimere la sua impronta editoriale che non andrà a confondersi con quella degli altri editori. Gli editori si riconoscono nella loro diversità per alcuni tratti comuni quali appunto, la personalizzazione del progetto e della strategia editoriale; l’amore per il libro di qualità; la scelta dei collaboratori, degli autori e la capacità di avere un rapporto reale con ognuno di loro; una politica d’autore che diventa poi politica d’immagine della casa editrice; astuzia nel curare rapporti internazionali; capacità di comprendere quello che è un contenuto editoriale ad ampia lettura; capacità di leggere i processi di trasformazione che caratterizzano la società e la cultura. Ed è proprio questo modo di intendere l’editoria che da vita alle grandi case editrici, che caratterizzerà ognuna di loro e che mi ha fornito le informazioni del contesto nel quale si sono trovate le donne che hanno intrapreso l’avventura letteraria nel secolo scorso e come una presa di coscienza generalizzata ha dato vita a una nuova editoria. Lascio a esperti del settore lo studio dell’editoria in Italia. Io intendo solo condividere informazioni che ho appreso su un settore complesso ma vitale e importante per la nostra cultura. I protagonisti sono editori presenti nell’editoria italiana e che, anche se non riesco a illustrarli tutti, ritengo abbiano lasciato una importante impronta.

La casa editrice MONDADORI nasce dalla volontà di Arnoldo Mondadori piccolo tipografo e libraio della campagna lombarda che diventa ben presto il più grande e moderno produttore e editore di libri e successivamente editore lungimirante di riviste e periodici. Durante il periodo fascista, Mondadori utilizza tutti gli espedienti e compromessi per far passare opere di qualità attraverso le maglie della censura fascista. La prima collana di narrativa, “Le Grazie”, fu inaugurata tra gli altri anche dall’opera I canti dell’isola di Ada Negri. In pieno regime fascista, Mondadori pubblica il suo primo libro di successo DUX di Margherita Sarfatti, una biografia apologetica di Benito Mussolini. Negli anni successivi pubblica i “Gialli Mondadori” prima collana italiana dedicata alle storie poliziesche che ospita scrittori quali Simenon e Agata Christie. Aggirando le limitazioni imposte dell’autarchia culturale ordinata dal regime fascista, che vietava la traduzione di scrittori inglesi, americani, francesi e tedeschi se antinazisti, crea la collana “Medusa” aperta alle opere dei grandi autori della narrativa straniera contemporanea quali Virginia Woolf. Le sue scelte editoriali lo porteranno a essere considerato un sostenitore del fascismo e lo costringeranno ad espatriare in Svizzera. Ironia della sorte, il suo rientro in Italia sarà facilitato dal figlio Alberto vicino agli ambienti antifascisti e che aveva attivamente partecipato alla Resistenza. Mondadori è riuscito a coniugare mecenatismo e imprenditorialità creando una casa editrice che ancora oggi pubblica titoli di grande rilievo.

Nallo stesso periodo della Mondadori, nasce anche la casa editrice RIZZOLI il cui fondatore è Angelo Rizzoli, socialista come Arnaldo ma che diversamente da lui intraprende svariate attività imprenditoriali che vanno dall’editoria di libri e periodici alla produzione e distribuzione cinematografica, dagli investimenti immobiliari alla proprietà di società sportive. Rizzoli cerca di impostare un modello imperniato sulla compenetrazione fra editoria periodica e editoria libraria. Capisce che ben prima del mercato dei libri bisogna puntare sull’ascesa dei periodici modellando i consumi della classe media senza però dimenticare la funzione culturale del lavoro editoriale. Si afferma in questo settore grazie all’acquisizione dalla Mondadori, di quattro riviste destinate al fallimento e che con Rizzoli diventeranno riviste di punta nel mercato delle riviste femminili. Nel settore dei libri la casa editrice è impegnata nella ristampa di molti classici italiani e nella ricerca di opere letterarie contemporanee di qualità. Negli anni del post-fascismo, nasce la “Biblioteca Universale Rizzoli (BUR)” che si pone l’obiettivo di pubblicare classici della letteratura mondiale ad un prezzo accessibile a tutti e grazie alla quale la casa editrice diviene un colosso europeo. Rizzoli coniuga il paternalismo con l’aziendalismo: ama circondarsi di collaboratori validi e fidati; riesce a soppesare la capacità di lasciare spazio ai propri collaboratori con la fermezza del dirigente d’azienda; vaglia costi e benefici di ogni idea che gli viene proposta. L’editore ascolta tutti e poi decide seguendo il suo intuito.

Dopo aver collaborato come segretario generale presso la Mondadori e l’Unitas, Valentino Bompiani, fonda la casa editrice BOMPIANI in pieno regime fascista. La natura di Bompiani è influenzata dall’educazione familiare rigida e gerarchica e per questa ragione la sua impostazione è caratterizzata da signorilità e gusto ma anche da rigore e determinazione. Fin da subito manifesta la sua natura letteraria, editoriale e professionale nella scelta di testi e autori, ma anche quella imprenditoriale attraverso la competenza e la capacità di far convivere concordanza e rendimento. La sua lungimiranza lo porta a tenere in considerazione desideri e necessità del lettore ma anche a far si che autori impegnativi raggiungano un più ampio pubblico. Siamo durante il periodo fascista e come molti altri editori anche Bompiani beneficia di commesse statali del regime e pubblica il Mein Kampf di Hitler sostenendo che fu Angelo Treves a proporgli di tradurlo con la motivazione che «[…] bisogna far conoscere chi è Hitler». Il libro fa parte di una collana con vari titoli quasi tutti graditi dai regimi fascista e nazista. Bompiani era un editore che oltre ai libri amava anche gli autori e per loro aveva un rispetto notevole. Siamo agli albori di una nuova stagione della letteratura italiana perché si dilatano i confini del mondo conosciuto e contestualmente si ampliano gli interessi per la letteratura internazionale, le traduzioni di opere e soprattutto la letteratura americana iniziano a essere pubblicate da Bompiani grazie anche all’influenza di Elio Vittorini. Bompiani è quello che si può definire un «editore protagonista» che coniuga familismo editoriale e gestione aziendale, amicizia e interessi.

Giulio Einaudi è di famiglia borghese ed è figlio del Presidente della Repubblica Luigi che rappresenta la borghesia intellettuale non aristocratica. La casa editrice EINAUDI viene fondata nel 1933 da un gruppo di amici, tra cui Ginzburg e Pavese, accomunati dall’aver avuto come professore Augusto Monti, antifascista che aveva trasmesso loro i valori della cultura, della libertà e dell’impegno civile. Nasce come casa editrice basata su un intreccio politico-culturale inscindibile, dove la collegialità, il gusto per la discussione, il piacere di condividere tempi e luoghi sono la sua caratteristica fondamentale. Si delinea in tal modo la strategia e l’immagine di una casa editrice-laboratorio sensibile alle ostilità politiche e culturali del periodo ma sempre predisposta alla ricerca e sperimentazione di autori e situazioni nuove. La politica editoriale di Einaudi si rifà alla tradizione di Gobetti e ha una forte impronta marxista; si basa sul lavoro del cervello collettivo per discutere e scegliere le opere da pubblicare, programmare l’attività editoriale ponendo molta attenzione alla materialità del libro che doveva soddisfare il suo gusto ricercato. Bompiani costruisce la casa editrice basandosi su questo cervello collettivo, spesso conflittuale ma altrettanto coeso, dove c’è interscambiabilità dei ruoli, dove tutti si scambiano testi e opinioni, che vanno oltre le competenze soggettive, senza mai dimenticare la contemporaneità e le problematiche politiche. Nonostante le varie fasi storiche, caratterizzate dal fascismo prima, dalla guerra e dal dopoguerra poi, Einaudi riesce a mantenere la sua identità e a sopravvivere alle trasformazioni che hanno attraversato il mondo dell’editoria che passa dall’artigianato all’industria e che coinvolge anche gli autori scelti. Il lettore einaudiano è acculturato, aperto a interessi duraturi, di ampie vedute, che fa scelte di lettura che spaziano dalla letteratura, alla saggistica, alla storia, che si colloca politicamente all’opposizione e che è attento alle novità, condividendo attraverso la lettura il progetto Einaudi.

La casa editrice LONGANESI, viene fondata a Milano da Leo Longanesi, in un periodo in cui si iniziano ad annodare relazioni tra case editrici e gallerie d’arte e l’intero contesto dell’editoria può aprirsi in libertà nella pubblicazione di temi e autori occultati, ostacolati o proibiti perché considerati scomodi, scandalosi o eretici durante il ventennio fascista. Si assiste a una coesistenza di intellettuali, idee ed ideali che hanno come matrice comune le istanze di uguaglianza maturate durante la Resistenza, che aspirano a rompere le separatezze e superare il divario storico tra cultura classista e popolare ampliando il pubblico dei lettori. Longanesi in questo panorama riesce a coniugare una aristocratica vivacità inventiva e creativa ad acume commerciale, spregiudicatezza e innovazione rimanendo sempre un moderato e un provocatorio. È un editore a tutto campo che è insieme amministratore, persona lungimirante nella scelta dei talenti letterari e di storie che siano specchio di una società e di un costume, direttore artistico e spregiudicato revisore di bozze che taglia e rimaneggia, riscrive e fa riscrivere articoli prima che vengano pubblicati. Pubblica il primo racconto di Hemingway, da spazio alla letteratura sovietica, fonda una collana di libri gialli, “I Gialli Proibiti”, e un bollettino mensile “Il Libraio” a cui partecipa Elsa Morante e che è ancora oggi presenta e recensisce le novità librarie. Alla narrativa vengono affiancati i generi che richiamano più pubblico quali i libri d’azione, ma anche saggistica, arte, divulgazione scientifica. Nel campo della narrativa pubblica autori come Vitaliano Brancati, Ennio Flaiano (vincitore del primo Premio Strega), Giuseppe Berto; nella saggistica nascono due collane, “Cammeo” e “La Fronda”, che pubblicano opere di chiara impronta storicista e filosofica come quelle di Bertrand Russel di cui Longanesi ottiene l’esclusiva nel 1952. Qualche anno dopo Longanesi lascia la casa editrice a causa delle sue idee politiche e delle campagne, condotte sulla rivista Il Borghese da lui fondata come espressione dell’area culturale di destra, contro il sistema partitico insediatosi dopo il dopoguerra.