Ben diverso è l’ambito nel quale si muovono le donne in questo settore (tranne il caso della Feltrinelli) dove sono quasi totalmente assenti e se presenti ricoprono ruoli marginali. L’editoria pensa che le donne siano attratte soprattutto dalle riviste e su questo si concentrano anche le grandi case editrici. Donne che in seguito diverranno famose come scrittrici, esordiscono scrivendo articoli per alcune riviste come Camilla Cederna che inizia come giornalista e diventa qualche anno dopo redattrice dell’Europeo. L’esperienza maturata la porta a lavorare come inviata per L’Espresso, dove ha anche una rubrica di fatti di costume, fino a quando, negli anni ’90, inizia a collaborare con Panorama. Diverso è l’esordio di Alba de Cèspedes che nel 1944 fonda la rivista letteraria Mercurio, un mensile di politica, arte e scienza, alla quale collaborano anche Sibilla Aleramo, Anna Banfi, Natalia Ginzburg, Paola Masino, Pietro Calamandrei ma anche scrittori stranieri come Jean-Paul Sartre e Ernest Hemingway. Alla chiusura della rivista, avvenuta nel 1948, Alba inizia a collaborare con la rivista Epoca dove cura una rubrica che si chiama “Dalla parte di lei” e successivamente con La Stampa fino a quando non deciderà di dedicarsi esclusivamente alla letteratura.
In generale però, gli ingredienti della stampa femminile riproducono la limitata estensione di orizzonti e interessi che rispecchia i valori della cultura di massa e che si differenzia dal fotoromanzo che prende piede negli ambiente della classe borghese. Si apre la stagione delle donne che dirigono riviste femminili alcune delle quali schierate con il regime e altre di chiaro stampo cattolico o socialista: Lydia Dosio de Liguoro, giornalista, nel 1919 fonda e dirige Lidel, rivista di letture, illustrazioni, disegni, eleganza, lavoro che alla sua nascita affianca i Fasci Milanesi Femminili, sostiene la loro Lega contro ill lusso, si sforza di favorire, attraverso la rivista, la nascita di una moda italiana che penalizzi i prodotti stranieri. Lydia abbandona la rivista nel 1927 ma continua a lavorare nel settore dirigendo la rivista Fantasie d’Italia e a fare propaganda alle direttive fasciste per favorire le sartorie italiane, che prevedono che il 50% dei modelli di una collezione dovessero essere prodotti in Italia. Paola Benedettini Alferazzi si trova a dirigere Il giornale della donna di impronta laica ma vicino all’idea fascista di donna. Bollettino ufficiale dei fasci femminili diventa la Rassegna femminile italiana diretta e fondata personalmente da Elisa Mayer, infermiera volontaria e ispettrice generale dei fasci femminili.
Elena De Persico, giornalista e scrittrice, sempre nello stesso anno inizia a dirigere Azione muliebre, un giornale fedele alla Chiesa dove vengono pubblicati articoli che rispecchiano le idee di un movimento volto a scuotere le coscienze femminili, e conseguentemente il resto della società, sulla necessità di considerare concetti quali giustizia e carità come cardini fondanti della società stessa. Luisa Bruschetti Santandrea, scrittrice di romanzi e poesie, diventa direttrice di Matelda, rivista per signorine che abbandonerà solo nel 1937. Armida Barelli, educatrice e cofondatrice dell’Università Cattolica, e Maria Sticco, biografa dell’Università Cattolica e scrittrice, dirigono Fiamma Viva, testata che si propone come strumento di crescita per la gioventù femminile e vicino all’Università Cattolica del Sacro Cuore.
A Ferrara Rina Melli, giornalista e sindacalista, fonda Eva giornale socialista rivolto alle lavoratrici, in particolare quelle agricole, con articoli che avevano un linguaggio semplice e comprensibile anche da chi non aveva un livello di scolarizzazione elevato. Giornalista e scrittrice mazziniana, Adele Albani Tondi è l’anima di Fede Nuova, giornale di propaganda mazziniana, politica, società, religione. Anna Kuliscioff dirige per due anni La Difesa delle Lavoratrici, primo periodico socialista su scala nazionale, ricco di articoli, quasi tutti a firma femminile, di iscritte al Partito Socialista ma anche di simpatizzanti, organizzazioni sociali, politiche e sindacali. Cederà la direzione ad Angelica Balabinoff che era stata direttrice di Su compagne!.
In questo panorama si distingue Noi Donne che rappresenta un raro esempio di continuità editoriale. Le prime edizioni vengono stampate a Parigi, sotto la direzione di Marina Sereni, come espressione delle donne antifasciste emigrate in Francia. In Italia le pubblicazioni riprendono clandestinamente e a livello regionale nel pieno della Resistenza e della lotta contro il nazifascismo. A partire dalla metà del 1944 Noi Donne esce dalla clandestinità e viene stampato sotto la direzione di Laura Bracco. Le idee di fondo sono quelle di dare vita a un giornale per tutte le donne; realizzare legami tra tutte le donne antifasciste con l’obiettivo comune di costruire un’Italia diversa; rendere noto il ruolo della donna nell’Italia occupata; stimolare lo sviluppo di un movimento femminile nell’Italia liberata. A tutt’oggi Noi donne continua la pubblicazione settimanale on line mantenendo autonomia, cura e professionalità negli articoli pubblicati. Molte sono le giornaliste che si sono avvicendate alla direzione del giornale e tra loro ricordiamo Miriam Mafai, Vittoria Giunti, Giuliana Dal Pozzo.
Il 1975 è l’anno in cui nasce DWF (DonnaWomanFemme), per desiderio di Annarita Buttafuoco, rivista di pensiero e pratica femminista autonoma e autofinanziata, che diviene fin dalla prima uscita, tramite per far conoscere autrici italiane e straniere note e meno note. DWF ancora oggi rappresenta una rivista di politica femminista dove donne diverse tra loro danno vita a un confronto che continua a nutrire il progetto della rivista stessa. Nello stesso anno a Milano viene fondata la Libreria delle Donne che ancora oggi pubblica I Quaderni di Via Dogana.
E si potrebbe continuare ancora! Agli esordi le donne si trovano a dirigere prevalentemente riviste e prima che riescano a entrare a pieno titolo nell’editoria bisognerà aspettare fino agli anni ’70.