Altre invenzioni furono fatte ed esse arricchirono la cultura della scrittura: si inizia a usare la cianografia per riprodurre planimetrie e disegni tecnici di grandi dimensioni in modo da poter effettuare controlli prima di procedere con la stampa definitiva; Samuel Morse, nel 1837, brevettò un sistema (telegrafo elettrico) per trasmettere a distanza messaggi sotto forma di impulsi elettrici lunghi o corti che corrispondevano alle lettere dell’alfabeto o ai numeri (codice Morse); Guglielmo Marconi inizia i primi esperimenti di un sistema di comunicazione con il telegrafo via etere (da qui hanno origine le radio, le televisioni, il wireless nell’accezione moderna); Melvil Dewey ideò un sistema di archiviazione dei libri che rendesse fruibile la consultazione e che potesse essere applicato anche all’archiviazione di documenti.
Intorno al 1888 molti calligrafi iniziarono a sostenere un ritorno alla vecchia scrittura per ridare forza allo stampatore e per riportarla al suo originale splendore.
In questo contesto si inserisce Edward Johnston, calligrafo che con il suo insegnamento e la sua pratica fece rivivere l’arte della calligrafia formale che era rimasta sopita per circa quattro secoli e dalla quale derivavano tutti i rami della scrittura. La sua grande scoperta fu che la giusta ombreggiatura dei caratteri non era dovuta alla pressione che si esercitava con il pennino sulla carta ma alla sua modulazione, ossia dall’impugnatura del pennino e dall’inclinazione rispetto alla riga di scrittura. Johnston, che nella sua vita era stato anche miniaturista, con questo metodo riuscì a riprodurre caratteri che andavano dalle capitali romane a quelle rustiche fino alla semionciale e alla scrittura italica. Il suo metodo diede origine a un sistema di scrittura che fu denominato “stampatello maiuscolo” e che ispirò esponenti della nuova pedagogia che considerava l’infanzia come una fase evolutiva dell’essere umano e pertanto dai bambini non bisognava pretendere che si comportassero come degli adulti. A scuola, per esempio, non si poteva pensare che un bambino scrivesse come un adulto perché il suo sviluppo fisico e cognitivo non era ancora completo; per questa ragione il bambino doveva iniziare a scrivere ripercorrendo l’evoluzione storica della forma delle lettere. Si iniziava così dalle capitali romane fino ad arrivare a una calligrafia più personale che emergeva dalla legatura delle lettera e che rispecchiava la personalità del bambino rendendo in tal modo la scrittura individuale. Nella riforma didattica che Johston contribuì ad avviare, questo sistema venne rinominato “stile manoscritto”. La notorietà di questo calligrafo è legata anche alla realizzazione di un carattere tipografico, il sans-serif Johnston, che sarebbe stato utilizzato dalla London Underground Group of Companies per realizzare il logo della metropolitana di Londra.
Lo stile manoscritto aveva rivoluzionato il concetto di scrittura manuale che si trasformava da consuetudine motoria a mezzo per esprimere qualcosa. Questo stile aveva una forma facile da disegnare e comprendere e, soprattutto, permetteva ai bambini di cominciare a scrivere imparando anche ad esprimersi.
Dai primi anni del novecento in poi la scrittura ha seguito un’ondata che potremmo definire artistica perché ha attraversato molte fasi che hanno identificato l’arte pittorica. Nel 1910 in Italia Filippo Tommaso Marinetti dava vita al Futurismo, movimento artistico e culturale d’avanguardia che ha investito ogni forma d’arte e di cultura tra le quali il teatro, la pittura, la poesia. In quest’ultimo ambito la sintesi del pensiero di scrittori e poeti può essere racchiusa nel concetto di “parole in libertà” perché vengono abbandonate le regole stilistiche per fare spazio a una scrittura che sovverte la rigida organizzazione delle parole. I principi sui quali si fonda la letteratura futurista sono l’abolizione della punteggiatura; l’abolizione della metrica grammaticale; l’utilizzo di una grafica che rendesse ben distinguibili le differenze tra le parole; l’introduzione di onomatopee, suoni e rumori; l’uso del verbo all’infinito; l’abolizione dell’aggettivo e dell’avverbio; l’utilizzo dell’analogia per sostituire la metafora.
Nel 1907 in Francia nasceva il Cubismo, ad opera di Pablo Picasso e George Braque, che avrebbe apportato un vero e prorpio cambiamento nel modo di rappresentare l’arte ma anche nella modalità di scrivere. La tecnica era basata sulla distruzione della grammatica, sulla punteggiatura assente e sul verso libero. Cambiava lo stile narrativo e questo significava un cambiamento nelle opinioni del narratore: gli eventi e le persone vengono descritte secondo un personaggio ma anche secondo altri personaggi; vengono utilizzati narratori diversi per capitoli diversi; vengono inseriti paragrafi diversi per descrivere come ogni personaggio vede gli altri. I cubisti hanno inventato nuovi modi di combinare testi e immagini in un unico spazio e un linguaggio che avrebbe dovuto avvicinare la poesia e le arti.
Nel 1916 a Zurigo viene inaugurato il Cabaret Voltaire, luogo di incontro di artisti e intellettuali trasferitisi in questa città per fuggire dal conflitto in atto in Europa in quel periodo disgustati dai massacri della guerra. Qui nasce il movimento dadaista che vuole rompere con gli standard tradizionali e conservatori a favore di improvvisazione e irriverenza creativa, anarchismo e nichilismo. Gli scrittori dadaisti sono inclini alla ricerca del caos e di schemi artistici non convenzionali e puntano a un uso innovativo delle parole dove la loro successione, o quella delle frasi che si creano, manca di un collegamento argomentativo coerente a favore di uno sviluppo casuale della narrazione.
Nel 1921 in Russia un gruppo di artisti abbandonarono l’arte pura per dedicarsi alla costruzione di una società nuova. Nasce il costruttivismo che si fonda sul concetto secondo cui ogni essere umano realizza la conoscenza del mondo per mezzo delle riflessioni fatte sulle proprie esperienze. Il sapere non esiste quindi indipendentemente dal soggetto perchè tutto è soggettivo in quanto è l’individuo a dare significati diversi alle cose. L’individuo diventa sempre più protagonista della propria formazione e in ambito educativo ciò porta ad una prospettiva incentrata più sull’apprendimento che sull’insegnamento. La conoscenza è quindi un prodotto sociale che deriva dall’interazione tra l’individuo che agisce in una certa situazione e in collaborazione con altri soggetti con i quali negozia i significati. In questo contesto il testo gioca un ruolo cruciale nelle comunicazioni reali.
Con la fine della prima guerra mondiale e l’istituzione della Repubblica di Weimar, avvenuta nel 1919, la Scuola di Arte Applicata e l’Accademia di Belle Arti di Weimar vennero unite dando vita a Das Staatliche Bauhaus, alla cui guida c’era l’architetto Walter Gropius. Venne creato un laboratorio di tipografia e progettazione grafica sotto la responsabilità di Herbert Bayer. Nel laboratorio venivano prodotti artefatti stampati la cui vendita serviva al finanziamento della scuola. I caratteri tipografici utilizzati erano quasi esclusivamente sans-serif, ma Bayer progetto un carattere da utilizzare per tutte le comunicazioni ufficiali del Bauhaus e che venne chiamato “carattere universale”. Egli sosteneva che il carattere perfetto si otteneva dalla linearità nella costruzione, semplicità del disegno e impressione nella stampa; la composizione delle linee doveva essere basata sulle forme del cerchio e del quadrato considerate forme primarie. Dopo il 1933, anno in cui fu chiusa la scuola, i membri si sparpagliarono in giro per l’Europa e il loro insegnamento sviluppò un un tipo di tipografia nota come Tipografia asimmetrica.
Come possiamo notare, nei primi anni del 1900, artisti, designer e calligrafi di quasi tutta Europa hanno realizzato caratteri che non rispettavano più le proporzioni classiche, non esisteva una collocazione prevedibile degli spessori, della spaziatura coerente e della leggibilità. Spesso le lettere sembrava fluttuassero, si gonfiavano oppure diventavano sottilissime; altre volte venivano scritte così vicine da sempre distorte per riempire spazi vuoti. I concetti di stasi e consonanza furono sostituiti da una teoria della forma di tutto ciò che può essere percepito (l’oggetto è percepito nella sua totalità piuttosto che nelle singole parti da cui è composto); l’opera d’arte totale doveva avere il potere di fondere sensazioni tattili, visive, olfattive, sonore. Le lettere era quindi viste come parte integrante di un disegno e sono stati adattati e modificati a seconda dei materiali e delle tecniche di fabbricazione. Nasceva in questo modo L’Art Nouveau che rappresentò un momento di splendore e di gloriosa libertà per le lettere e per la scrittura.